Tempio di Vesta (1890).

Appello per la Giustizia - Per De Magistris

Zappiamo Forbice

 

Veri e propri monumenti minori della romanità, i "beveratori", grandi vasche indispensabili per dissetare i cavalli e le mandrie di buoi al loro ingresso in città, erano segnati persino sulle piante di Roma. Non ne è rimasto che uno, questo della Bocca della Verità, circondato da colonne paracarri piantate nel selciato. L'altro, che una volta era collocato ai margini di piazza San Pietro, è stato spostato a ridosso della grande abside michelangiolesca della basilica. Il Tempio circolare di Vesta conserva il vecchio nome, anche se studi archeologici più aggiornati preferiscono attribuire alla struttura la dedica a Ercole Vincitore, che aveva stanato il gigante Caco da una grotta dell'Aventino. In prossimità del tempio si vede l'argine erboso segnato dalla balaustra, che sarà poi sostituito da muraglioni e lungotevere. Dalle demolizioni che seguiranno si farà strada una nuova strategia urbanistica, che darà una ben diversa impostazione al tradizionale scacchiere della Bocca della Verità. Nel riassetto dell'area, lo stesso fontanile finirà per essere smontato e ricostruito a qualche centinaio di metri, sul lungotevere Aventino.

 

Intorno a queste grandi vasche-fontane, ha scritto un cronista dell'epoca, si scambiavano notizie, si intrecciavano rustici idilli e si gettavano pure "le basi degli affari agricoli, delle compere e delle vendite, degli scambi, degli affitti di pascoli, dei tagli dei prati e dei boschi". Al fontanile o al ruscello si ritrovavano, due volte al giorno, "i bifolchi per l'abbeverata dei bovini, i cavallari e i butteri che sospingevano col pungolo di grugnale le mandrie di puledri". Le vedute di piazza Bocca della Verità, con il tempio cosiddetto di Vesta sullo sfondo e la fontana in primo piano, sono fra le prime immagini ritratte in calotipia dagli adepti della "Scuola Romana": la prima fotografia della piazza, firmata e datata al 1847 da Giacomo Caneva come se si trattasse di un dipinto, conservata a Roma nella collezione Cianfarani, è la più antica ripresa conosciuta di soggetto romano.

 

La piazza prende il nome dalla famosa Bocca della Verità, il celebre mascherone collocato nel portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin. Secondo una conosciutissima leggenda romana la bocca minacciosa mangerebbe la mano di tutti coloro che ponendo la mano nel suo interno mentissero. La piazza è al centro dell'antica zona mercantile di Roma fra il porto fluviale, presso l'isola Tiberina, e l'Emporio. Qui si trovavano il Foro Olitorio (o delle verdure) e il Foro Boario; banchieri e cambiavalute svolgevano la loro attività nel Velabro. Caduto l'impero, sotto l'influenza bizantina, fu il centro della colonia greca.  In questa zona vennero effettuate fino al 1868 le esecuzioni capitali con la ghigliottina.

 

Qui operava il celebre Mastro Titta, che dal 1796 al 1864 divenne tristemente noto per aver tagliato 516 teste! Oggi la piazza vanta un insieme di monumenti unica al mondo: due templi antichi ancora conservati, una fontana dei '700, una chiesa altomedievale con splendido campanile. Il cosiddetto tempio di Vesta è il più antico tempio marmoreo romano a pianta circolare e risale al II sec. A.C. Erroneamente attribuito a Vesta per la pianta simile all'omonimo tempio dei Foro, romano era in realtà dedicato ad Ercole.  Venne utilizzato come chiesa e le pareti interne sono affrescate con dipinti del '400. Al lato si erge il tempio di Portunus, divinità del porto fluviale, esempio di architettura greco-romana risale al II sec A.C.

 

Sede fino all'ottocento della chiesa di Santa Maria Egiziaca, ex-cortigiana e per questo protettrice delle donne di cattiva fama. A decorare la piazza nel 1715 il papa Clemente XI vi fece collocare una fontana tardo-barocca ad opera di Carlo Bizzaccheri, due tritoni con le code intrecciate sollevano due conchiglie al cui centro i monti, simbolo della famiglia Albani, lanciano in aria uno zampillo.

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