Fontana delle Tartarughe

Piazza Mattei: La piazza era il centro dell'isolato appartenente alla famiglia Mattei che aveva l'incarico di aprire e chiudere tutte le porte del ghetto. Al centro della piazza è la splendida fontana delle Tartarughe (nel Ghetto, con persone in posa, foto del 1868 circa), disegnata da Giacomo della Porta nel 1585 e le cui sculture dei quattro efebi con un piede poggiante su delfini ad abbeverarsi nel catino superiore. La fontana appartiene ad una serie di fontane e acquedotti realizzati sotto i papati di Gregorio XIII e Sisto V per migliorare la fornitura dell'acqua a Roma.

 

L'Arco degli Argentari (foto del 1865 circa) eretto in onore di Settimio Severo e di Giulia Domnia nel 204 d.C., situati sul lato della chiesa di San Giorgio al Velabro, doveva trattarsi di una porta che dava accesso al Foro Boario da parte dei cambiavalute (argentarii) e dei mercanti (negotiantes) del luogo, il tutto dichiarato dall'iscrizione sull'architrave dalla quale sono stati rimossi i nomi di Geta, figlio dell'imperatore e di Plauziano, prefetto del pretorio con la figlia Plautilla, moglie di Caracalla, dopo che vennero fatti uccidere dallo stesso Caracalla. Il monumento (alto 6,8 metri e largo 5,86 metri) è formato con due pilastri in muratura rivestiti di marmo travertino che sostengono un architrave sopra il quale erano poste delle statue.

 

Foro Romano: Situato vicino alla Basilica Emilia, il tempio di Antonino e Faustina (foto del 1859 circa) si è potuto mantere in ottime condizioni fino ai giorni nostri grazie alla sua conversione nella chiesa di San Lorenzo in Miranda tra il VII e l'VIII secolo d.C. L'edificio venne fatto costruire nel 141 d.C. dall'imperatore Antonino Pio in memoria della moglie Faustina e in seguito venne dedicato dal Senato all'imperatore dopo la sua morte nel 161 d.C., come ricorda un'iscrizione sull'architrave. Il tempio sorge su un alto podio in blocchi di peperino preceduto da una gradinata (ricostruita in mattoni su quella antica e avente qualche pezzo originale in marmo) al centro della quale si possono vedere i resti dell'altare in laterizio. Il pronao è formato da dieci colonne in marmo cipollino, sei sulla facciata e due su ogni lato, alte 17 metri e con basi e capitelli corinzi in marmo bianco.

 

 

Tempio di Saturno (foto del 1850 - 1857): Situato a fianco del Portico degli Dei consenti e costeggiato dalla salita che dal Foro Romano porta al colle del Campidoglio, si può vedere il colonnato del Tempio dedicato a Saturno. Secondo la tradizione venne iniziata la costruzione verso la fine del periodo regio; il tempio venne completato nel 498/497 a.C. circa, all'inizio della Repubblica, e in seguito ricostruito nel 42 a.c. con il bottino della guerra di Siria. Il podio, rivestito di travertino, molto probabilmente appartiene a quest'ultimo restauro, mentre le otto colonne di granito grigio del pronao con capitelli ionici in marmo bianco, l'architrave e il frontone sono formati in larga parte da materiali reimpiegati e appartengono a un restauro conseguente all'incendio del 283 d.C.

 

Via dei Fori Imperiali. I Fori Imperiali di Roma sono forse insieme al Colosseo la migliore testimonianza della grandezza e della magnificenza dell'Impero Romano. La città fondata secondo la tradizione da Romolo nel 751 a.C. tracciando con l'aratro il perimetro dell'originale villaggio, durante il periodo repubblicano diviene il centro più importante di tutto il mondo antico. Nel I secolo d.C. Roma è ormai una città di oltre 1 milione di abitanti ed ogni imperatore sviluppa il complesso dei fori sia per effettive esigenze della cittadinanza sia per affermare la grandezza propria e della famiglia di appartenenza.

 

Arco di Tito: L'Arco venne costruito dal Senato in memoria dell'imperatore Tito dopo la sua morte avvenuta nell'81 d.C. L'Arco mostra le fondazioni sospese a causa di uno scavo avvenuto in epoca moderna al fine di riportare alla luce la pavimentazione di epoca augustea, eliminando però la pavimentazione contemporanea all'arco. L'Arco nel tempo ha avuto notevoli traversie (in epoca medievale venne incorporato nella costruzione del convento di S.M. Nova - S. Francesca Romana), ma venne riportato agli antichi splendori grazie ai lavori (1882) eseguiti da parte di Giuseppe Valadier su commissione di Pio VII con integrazioni di travertino. Guardando in direzione del Foro Romano, sul lato sinistro si possono vedere dei portatori che trasportano oggetti conquistati nella campagna di Tito contro gli Ebrei. All'estrema destra si può notare un arco sormontato da due quadrighe: si tratta della Porta Trionfale, situata nel Foro Boario, inizio della cerimonia del trionfo. L'iscrizione originale dell'epoca può essere vista sul lato verso il Colosseo e recita: "il Senato e il Popolo Romano (dedicarono) al Divo Tito Vespasiano figlio del divo Vespasiano".

 

Arco di Settimio Severo: Situato alle pendici del Campidoglio, l'Arco di Settimio Severo (foto del 1860) venne costruito nel 203 d.C. per celebrare le vittorie ottenute dall'imperatore contro i Parti. L'arco, completamente rivestito in marmo, è a tre fornici inquadrati da colonne corinzie impostate su podi; è sormontato da un alto attico su cui si può ancora leggere l'iscrizione dedicatoria (nella quarta riga il nome e il titolo di Geta, secondo figlio di Settimio Severo, sono stati cancellati e sostituiti dalla formula "optimis fortissimisque principibus" - agli ottimi e fortissimi principi - dopo il suo assassinio, ordinato dal fratello Caracalla). La decorazione delle facce principali dell'arco è molto ricca ed elaborata. Il podio di ogni colonna era ornato da figure di soldati romani che scortano prigionieri parti, mentre ai lati dell'archivolto centrale sono situate due Vittorie alate che portano trofei  e si dirigono verso la chiave di volta centrale su cui è raffigurato Marte.

 

Borgo Pio (fotografia ripresa da un dirigibile del 1911), Borgo dei Sassoni, Borgo dei Franchi, Borgo dei Longobardi, Borgo Angelico, Borgo dei Frisoni, Borgo Santo Spirito, Borgo dei Abissini: ognuno di questi era come una piccola città con una scuola, una chiesa, un ospizio da cui prendere il nome, ognuno aveva una propria amministrazione ed una storia. Questa foto da una conoscenza precisa di come era il Borgo prima della sua distruzione (1936 - 1950). Il Vaticano è ancora isolato all'estremità della città; sulla destra in alto si vedono le cave e le fornaci della Valle dell'Inferno. Da qui si può ammirare la vista dalla cupola di S. Pietro lungo Borgo Pio, dove la strada si allarga in una piazza che conserva intatto l'aspetto artigiani e bottegaio della zona, troviamo una piccola fontana, abbastanza singolare, perchè sorge isolata all'ingresso della piazza e ricorda una di quelle piccole edicole romane, lungo le strade consolari, dedicate agli dei pagani. La vasca è in travertino; in essa si raccoglie l'acqua che alimenta la fonte: l'acqua Marcia. Questo ci suggerisce anche la datazione: forse è l'ultima fontana di Pio IX; l'acqua Marcia, infatti, fu fatta arrivare nelle condutture romane nel 1870.

 

Porta Maggiore (foto del 1890) era in realtà un monumentale arco d'ingresso, fatto costruire (terminato nel 52 d.C.) dall'imperatore Claudio per farvi passare le condutture del suo acquedotto. Sotto l'arco, posto in una delle più alte zone della città, dove anche altri acquedotti avevano i loro castelli di distribuzione, passavano due importanti strade: la Prenestina e la Labicana. Durante la costruzione della cinta muraria Aureliano volle includerlo in essa e riadattarlo a Porta. Fu chiamata Porta Maggiore per indicare ai pellegrini la strada che conduceva a Santa Maria Maggiore. Sul lato esterno alle mura è situato un particolare monumento funebre di epoca repubblicana. Il manufatto riproduce un forno. Sul fregio sono rappresentati sacchi di farina, la lavorazione e la vendita del pane. Esso fu il sepolcro del fornaio Eurisace e di sua moglie Atinia, riportato alla luce alla fine dell'Ottocento.

 

Palazzo Venezia forma il lato occidentale della piazza. Fu il primo palazzo rinascimentale edificato a Roma nel 1455 per il cardinale veneto Pietro Barbo, divenuto poi papa con il nome di Paolo II. Il progetto viene attribuito a Leon Battista Alberti. Il palazzo presenta le caratteristiche di una fortezza sul piano superiore le eleganti e raffinate finestre a crociera mostrano gli elementi rinascimentali. Il portale, attribuito a Giovanni Dalmata mostra il sigillo dei Barbo. Splendido il cortile interno il cui ordine delle colonne, tuscaniche al primo piano e ioniche e corinzie al secondo ricorda gli archi del Colosseo. A sud, dietro l'arioso fondale del colle Capitolino sorgeva il Palazzetto Venezia, il quale nel 1882 venne smontato e ricostruito a ridosso del Palazzo Venezia in posizione angolare rispetto alla basilica di San Marco (sito in piazza San Marco - nella foto si vede la piazza prima della sua distruzione al centro la via S. Marco con l'arco dei corridore per il Campidoglio), per lasciare maggior spazio al Vittoriano. La Basilica di San Marco, fondata nel 336 dall'omonimo papa venne restaurata nel 792 e ricostruita nell'833. Paolo II tra il 1466 e il 1469 la rinnovò completamente inglobandola nel Palazzo Venezia durante i lavori di ampliamento. Nell'interno, la Sala Regia ha tracce di pitture di Donato Bramante e la Sala del Mappamondo è decorata dalle classiche prospettive di Andrea Mantegna. Il Palazzo venne ceduto nel 1564 alla Repubblica Veneta come sede degli ambasciatori. Dopo il trattato di Campoformio passò all'Austria per la sua ambasciata, nel 1916 il palazzo venne rivendicato dall'Italia. Deve la sua fama al fatto che qui Mussolini insediò il suo quartier generale occupando la immensa sala del mappamondo e lanciando i suoi discorsi alle masse dal piccolo balcone al secondo piano. Passando di notte per la deserta Piazza Venezia, si poteva notare una finestra dalla luce perennemente accesa: segno che il governo fascista non riposava mai. Oggi il Palazzo è sede del Museo del Palazzo Venezia, ricco di raccolte molto varie, arazzi, marmi, armi, argenti, ceramiche, e dell'importantissima Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e di Storia dell'Arte.

Piazza del Quirinale. La piazza prende il nome dal Palazzo del Quirinale e come la gran parte dei monumenti romani, è il risultato di successivi interventi di sistemazione. Il fulcro urbanistico della piazza è la Fontana dei Dioscuri, così chiamata per le due grandi statue di epoca romana ritrovate nelle Terme di Costantino e poste a decorare la vasca, a sua volta proveniente dal Foro Romano. Solo successivamente fu collocato l'obelisco che, in origine, ornava l'ingresso del Mausoleo di Augusto. Sulla piazza affacciano palazzi di grande rilievo, non solo architettonico. Il primo e più importante è ovviamente il Palazzo del Quirinale. Di fronte a questo, il Palazzo delle Scuderie, costruito per accogliere le numerose carrozze della Corte Pontificia, recentemente restaurato da Gae Aulenti ed adattato a spazio espositivo. Sul lato opposto della Piazza è invece situato il Palazzo della Consulta costruito nel '700 per ospitare il tribunale della Consulta e oggi sede della Corte Costituzionale. Subito oltre, sulle pendici della collina, è il Palazzo Pallavicini-Rospigliosi con il famoso Casino dell'Aurora affrescato da Guido Reni e considerato uno dei massimi capolavori della corrente classica del '600.

Via delle Quattro Fontane: La lunghissima strada (2.787 metri) rettilinea che partiva dalla Trinità dei Monti ed arrivava a S. Croce in Gerusalemme era detta "strada Felice", dal nome di battesimo di Papa Sisto V (Felice Perretti), il quale volle aprire una lunga strada per collegare il Pincio con la basilica di S. Maria Maggiore e con la vicina sua villa Montalto. Nella pianta del Nolli del 1748, la via figura in tutta la sua estensione, mentre in quella del 1878 la via è scomparsa. Si frazionò, infatti, assumendo i nomi di via Sistina, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, via Carlo Alberto, via Conte Verde, via di S. Croce in Gerusalemme: tutti nomi dati alle vie dopo il 1870. Allorchè Sisto V ebbe aperto la sua via Felice, volle che il coronamento di essa, prima di ridiscendere verso l'Esquilino, fosse adornato da quattro statue di santi, poste ognuna ad un angolo del quadrivio. Alle statue di santi furono preferite da Domenico Fontana le quattro fontane che danno il nome alla via, ognuna sormontata da una statua giacente, più grande del naturale, con sfondi scenografici e ornamenti vegetali, tra i cui anfratti scorrono rivoli d'acqua che si versano nella vasca.

Via Veneto: L'intera area di Via Veneto a Roma, resa celebre come il fulcro mondano della capitale del periodo della "dolce vita" dal cinema di Fellini, fu disegnata intorno al 1889 ed intitolata Vittorio Veneto. Il tracciato che parte da Porta Pinciana e termina in piazza Barberini, attraversa l'antica proprietà della famiglia Ludovisi, ed è segnato dalla presenza di numerosi alberghi e caffè che sono ancor'oggi, come negli anni '60, palcoscenico privilegiato per i soggiorni romani delle celebrità italiane e straniere. Su via Veneto, inoltre, si affacciano l'ambasciata degli Stati Uniti d'America ospitata presso il Palazzo Margherita e la chiesa di Santa Maria della Concezione, nota anche ai romani con l'appellativo "i Cappuccini", costruita intorno al 1624 dal cardinale Antonio Barberini, sull'area della preesistente chiesa di San Antonio da Padova.

 

 

Il Vittoriano (veduta aerea): Il nome deriva da Vittorio Emanuelle II, il primo re d'Italia. Alla sua morte, nel 1878, fu deciso di innalzare un monumento che celebrasse il Padre della Patria e con lui l'intera stagione risorgimentale. Il Vittoriano doveva essere uno spazio aperto ai cittadini. Il complesso monumentale venne inaugurato da Vittorio Emanuelle III il 4 giugno 1911. Fu il momento culminante dell'Esposizione internazionale che celebrava i cinquanta anni dell'Italia unita.

Piazza San Giovanni in Laterano: La Basilica di San Giovanni in Laterano (Caput et mater omnium ecclesiarum Urbis et Orbis) a Roma, sorge nella parte meridionale del colle Celio, sulle proprietà che in epoca imperiali appartennero alla famiglia dei Laterani ed ai quali furono sottratte da Nerone dopo che il console Plauzio Laterano aveva attentato alla sua vita durante una congiura. Dopo alcuni interventi minori degli imperatori Marco Aurelio e Settimio Severo, intorno al 313 d.C. nell'area fu edificata per ordine di Costantino una basilica di San Giovanni in Laterano, dopo essere stata la sede del primo concilio di Melchiade contro i Donatisti, subì i saccheggi di Alarico e dei Vandali di Genserico. A partire dal 440 d.C. la struttura subì numerosi restauri ed interventi ad opera di Leone Magno, Ilario, Adriano I e Sergio II, tuttavia a causa del terremoto del  896 d.C. la chiesa fu quasi completamente distrutta. Fu Innocenzo X che si rese conto che era necessario una completa riedificazione della basilica e affidò i lavori al Borromini. La facciata a cinque fornici caratterizzata dalle 15 grandiose statue di Cristo circondato da Santi, è invece progetto del 1734 di Alessandro Galilei, che, secondo alcuni, fu preferito a Luigi Vanvitelli dal Pontefice Clemente XII per le comuni origini toscane. Attraverso il portico in facciata, che ospita la statua di Costantino posto anticamente presso le terme imperiali sul Quirinale, e le cinque porte, fra cui quelle centrali in bronzo del I secolo a.C. furono fuse per il palazzo del Senato nel Foro, si accede alla basilica a 5 navate con impianto a croce latina lungo approssimativamente 130 metri.

Via dei condotti: La Via dei condotti, vetrina della moda italiana ed europea, prese nome dalle condotte idriche sotterranee realizzate nel XVI secolo, all'epoca di papa Gregorio XIII, per portare l'acqua vergine dal serbatoio del Pincio fino al sottostante Campo Marzio. La strada divenne inevitabile punto di incontro di quello straordinario miscuglio di ceti sociali presenti in questo quartiere, popolato da nobili, artisti, stranieri, mercanti e povera gente che viveva delle attività portuali. A via dei Condotti, per iniziativa di un greco, Nicola della Maddalena, nacque nel '700 il più famoso caffè della città: l'Antico caffè Greco. Divenne luogo di ritrovo di artisti, approdo di tutti i viaggiatori, punto di riferimento per gli intellettuali politicamente impegnati: le sale del Caffè trasudano memorie ed espongono le firme di quanti lo hanno frequentato. Altro edificio importante di via condotti è il palazzo dell'Ordine di Malta. Nato nel XII secolo per l'assistenza ospedaliera dei Crociati a Gerusalemme, la sede dell'ordine permase a Malta fino al 1798, anno in cui, cacciato da Napoleone, fu costretto a rifugiarsi nella città pontificia.

 

Via del Corso (foto del 1890), risultato della sistemazione della Via Lata (al tempo di Augusto, antico tratto urbano della Via Flaminia, fu il primo rettifilo di Roma. A partire dal riassetto quattrocentesco di Piazza Venezia, la strada fu coinvolta in una serie di interventi urbanistici e architettonici che determinarono la nascita, lungo i suoi 1500 metri, di un notevole numero di edifici e di chiese monumentali. Quando Roma divenne capitale, la via, che fino ad allora era stata teatro di feste, spettacoli e cortei, subì una nuova trasformazione, acquisendo il ruolo, che ancora oggi mantiene, di cuore commerciale e politico della nuova città. Il Palazzo della Rinascente, (con ingresso anche su Largo Chigi - foto del 1890) esemplificazione della connotazione commerciale della strada, fu costruito nel 1885 secondo i canoni parigini di questa nuova categoria di edifici. Poco oltre il palazzo della Rinascente, sul luogo ove sorgeva l'antico Palazzo Piombino, fu costruita nel 1914 la Galleria Alberto Sordi. L'edificio, dal carattere poco romano, nacque in risposta alle necessità della borghesia di recente immigrazione, la cui vita mondana era scandita dalle chiacchiere al caffè, dagli acquisti e dalle passeggiate familiari. La peculiarità politica di Via del Corso trova uno dei suoi massimi riscontri nel Palazzo Chigi e nel poco distante Palazzo Montecitorio.

Cimitero protestante (foto del 1866): Prima che, nel 1837, fosse istituito il Campo Verano, numerosi piccoli cimiteri costellavano le aree disabitate entro la cerchia delle Mura Aureliane. Di essi, il Cimitero Protestante in via Caio Cestio è il solo ad aver conservato il sito e la funzione. La comunità degli stranieri residenti a Roma aveva acquisito nei primi decenni del Settecento una piccola area a ridosso della Piramide Cestia per farne il luogo di sepoltura dei propri defunti. Fino ad allora, essendo nella quasi totalità di religione diversa dalla cattolica, gli stranieri non erano ammessi alla sepoltura entro le mura e, benché non se ne abbiano notizie certe, si ritiene che venissero sepolte all’esterno delle mura. Scavi archeologici iniziati nel 1928 per portare alla luce la base della Piramide Cestia hanno restituito le spoglie ed una lastra di piombo di quella che sembra la più antica sepoltura del luogo, datata 1738 e appartenente ad un inglese di nome Langton. Comunque, fu agli inizi dell’Ottocento che il luogo assunse un fascino particolare che lo rese caro alla sensibilità degli artisti romantici. Infatti, sono artisti i più che qui riposano Wagner, Nietzsche, Shelley, Keats, Severn, Reinhart. Nonostante la concessione della sepoltura all’interno delle mura, come abbiamo già sopra accennato, le sepolture degli acattolici avvenivano di notte, sia per rispetto della legislazione dello Stato Pontificio, sia per diminuire i rischi di rappresaglie e di manifestazioni di intolleranza religiosa. A riprova di ciò, nel 1824, Leone XII autorizzò lo scavo di un fossato che arginasse, o almeno ostacolasse, le frequenti profanazioni. Solo nel 1870 il fossato ormai interrato, fu sostituito da un muro.

Il Ponte Sant'Angelo chiamato in origine Ponte Elio, fu costruito nel 136 d.C. per collegare Roma al Mausoleo di Adriano, attuale Castel Sant'Angelo. È il più bello e il più perfetto dei ponti romani: nessuna piena del Tevere lo ha mai danneggiato. Fin dall'epoca medievale fu la via più frequentata dai pellegrini diretti a San Pietro. Da qui, tra gli altri, passò Dante Alighieri venuto a Roma in occasione del giubileo del 1300.  La tragedia dell'anno Santo del 1450, quando le spallette del ponte non resistettero alla pressione della folla e provocarono la caduta e la morte per annegamento di 150 persone, convinse papa Sisto IV ad eliminare le botteghe che restringevano il passaggio e a provvedere alla costruzione di un nuovo ponte, poco più a valle. L'ultimo abbellimento fu realizzato nel '600 con la sistemazione degli angeli disegnati da Bernini. Attraversando il ponte ci si trova al centro della storia: alle spalle la città medievale e la piazza che fu teatro di esecuzioni capitali sino alla fine dell' '800, di fronte la mole di Castel Sant'Angelo, sulla sinistra la Cupola di San Pietro e sulla destra ponte Umberto I e Palazzo di Giustizia, simboli di Roma Capitale.

Basilica dei SS. Giovanni e Paolo: La chiesa risale al 398 d.C. e fu costruita per volontà del senatore Bizante sulla casa dove i due ufficiali romani, Giovanni e Paolo, nel 362 vennero martirizzati da Terenziano. Danneggiata dall'incursione barbara di Alarico nel 410, e dal terremoto del 442, nonché dal saccheggio dei Normanni nel 1084, fu di nuovo costruita e sotto il pontificato di Pasquale I (817-824) fu edificato il convento e iniziato il campanile a sei ordini con doppie bifore concluso attorno al 1150. Seguirono restauri e alterazioni fino al 1952 quando si ripristinò la facciata paleocristiana di tipologia aperta. La basilica è difatti preceduta da un portico con architrave poggiante su colonne antiche. L'interno è suddiviso in tre navate da pilastri affiancati alle colonne originarie. Al centro della basilica una lapide ricorda il luogo dove vennero martirizzati i due santi. Sotto alla navata destra durante gli scavi del 1887 vennero portati alla luce quattro ambienti databili dal I al IV secolo d.C. con affreschi e pitture dell'epoca. L'ingresso è sul Clivo Scauro.

 

Via IV Novembre e via Cesare battisti.

 

 

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Corso Vittorio Emanuele

 

La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni (i fasci di spighe) del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo al momento della rivolta: alcuni studi proverebbero che l'isola ha origini molto anteriori all'evento. Poco coinvolta nelle vicissitudini della città, per questa ragione ospitò il tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel 292 a.C. in seguito ad una pestilenza. Nella prima metà del I secolo a.C. venne monumentalizzata in opera quadrata, parallelamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, e del Vicus Censorius che li collegava al suo interno: si riprendeva la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua, con blocchi di travertino che rivestono l'interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro, forse utile per gli ormeggi. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo dell'arrivo nel 292 a.C. da Epidauro del culto della divinità. Due anni prima infatti alcuni saggi si erano recati nella città greca per consultare la divinità dopo una grave pestilenza: il mito vuole che un serpente - simbolo del dio - si allontanò dal tempio e salì sulla nave, ed una volta giunti a Roma lo stesso animale scese sull'isola stabilendovisi; dopo la costruzione di un tempio dedicato al dio, si racconta che la peste svanì miracolosamente.

 

Piazza Pia

 

Piazza San Silvestro

 

Ponte rotto

 

Via della Pilotta

 

 

 

 

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