Avanzi del frontone del Portico d'Ottavia, 1880 ca.

 

 

C'era un tempo in cui nel Tevere si pescavano gli storioni, che venivano esposti in vendita sulle "pietre del pesce", le vetrine levigate e inclinate di tutto il mercato ittico. Siamo davanti alla chiesa di Sant'Angelo in Peschiera, il tempio nel tempio, annidato tra le rovine del monumentale portico di Ottavia. Di qui, dopo aver ascoltato messa, Cola di Rienzo partì alla conquista del Campidoglio. La chiesa porta questo nome perché il suo sagrato per anni, fino alla fine dell'800, è stato teatro di quel commercio. Come testimonia anche il marmo affisso a destra, che reca incisa una precisa norma per il tributo da pagare, in merce, ai Conservatori, magistrati capitolini. L'originale si può ancora vedere sulla scalinata interna del Palazzo dei Conservatori e porta scolpito una splendido storione. Dell'atmosfera mercantile è rimasta qualche traccia nella bottega del macellaio seminascosta dietro la prima colonna a sinistra.

 

E' difficile ricavare un'idea fedele del portico dedicato da Ottaviano alla sorella, dall'imponente pianta rettangolare (132 metri di lunghezza per 119 di larghezza): quello che appare in fotografia non è che uno dei suoi propilei. La versione originaria era costituita da un doppio colonnato nel quale erano racchiusi due templi e una biblioteca, oltre ad alcune statue di Lisippo. I monelli affascinati dall'ingombrante attrezzatura del fotografo sono schierati nell'area del ghetto ebraico demolito intorno al 1886. Il complesso del portico d'Ottavia prospiciente sul Circo Flaminio (area che corrisponde all'antico ghetto) fu ricostruito da Augusto, al posto del più antico portico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato a nome della sorella Ottavia.

 

Danneggiato dal fuoco nell'80 e nel 191 fu rifatto da Settimio Severo (203). A questa fase appartengono per maggior parte i resti attualmente visibili. Era un quadriportico di mt. 119 x 132, a una navata sulla fronte, a due sui fianchi, che includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, la Curia e due biblioteche, greca e latina. Il lato principale del portico verso il Circo Flaminio e l'angolo sudorientale sono, in buona parte, conservati e visibili. La fronte era interrotta al centro da grandiosi propilei. Questo ingresso monumentale era costituito da un ambiente, i cui muri laterali erano in laterizio, rivestiti in marmo, provvisti di aperture in corrispondenza delle ali del portico. Le facciate erano a quattro colonne tra pilastri, di ordine corinzio decorate da un'aquila. L'architrave riporta l'epigrafe dedicatoria del 203, il frontone è senza decorazioni; manca il tetto a doppio spiovente.

 

Le ali del portico erano costituite da una fila di colonne anteriore e una parete in laterizio posteriore. I bracci del portico, accessibili alle estremità da altri ingressi monumentali decorati con colonne, risultavano chiusi verso l'interno, aperti solo in corrispondenza del secondo intercolumnio a partire dagli angoli.

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