Ponte Nomentano, 1870 ca.

 

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Un ponte dal nulla. Merli e torri di sapore vagamente nordico per il passaggio fortificato sull'Aniene che fu teatro dell'ultimo languido saluto tra Andrea Sperelli ed Elena Muti nel "Piacere" dannunziano. Così la descrizione dei luoghi: "Il ponte era da presso, rossastro, nell'illuminazione del sole. Il fiume pareva immobile e metallico in tutta la lunghezza della sua sinuosità. I giunchi s'incurvavano sulla riva e le acque urtavano leggermente alcune pertiche infitte nella creta per reggere forse le lenze". E' il 25 marzo 1885: gli amanti, nascosti nel buio discreto di una carrozza, incrociano il cocchio scuro di un prelato, un buttero a cavallo e un gruppo di chierici violacei, prima di approdare alla meta di molti incontri sentimentali dell'epoca; il Ponte Nomentano.

 

passaparola

 

Appena posato il piede sull'altra sponda, Elena chiederà una fermata all'osteria romanesca del Monte Sacro. Da quel punto esatto, o forse dall'Aventino, il console Menenio Agrippa avrebbe tenuto il famoso discorso alla plebe che non voleva più saperne di lavorare. Ma non è la sola memoria di cui il ponte - costruito da Narsete sulle rovine di quello distrutto da Totila - regge il peso. Qui, infatti, nel freddissimo dicembre dell'anno 800, Leone III venne a incontrare Carlo Magno, scortato da alti prelati e da una miriade di valletti. Nella foto di fine secolo, due militari sorvegliano la pesca delle famose trote dell'Aniene, mentre una carrozza va in direzione di Mentana. Di lì a 30-40 anni, nell'area del Monte Sacro sarebbe sorto l'omonimo quartiere; per evitare pesi a rischio al castelletto sul fiume, la consolare venne deviata e sorse il Ponte Tazio.

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